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SALUTI A CHIETI

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Diversi avvenimenti hanno interessato la città sia dal lato sportivo-calcistico sia da quello ambientale e amministrativo e politico.

I saluti a Chieti con il nuovo Anno per il calcio cittadino è veramente augurabile e auspicabile. Ma come si fa a seguire le linee inesistenti che ci hanno portato  ad una fase delicata e complicata come quella di adesso? Io non li seguo e lascio agli “espertissimi” di risolverla.Se ci sono. Poi chi sono questi? Non ci sono o non ci vogliono essere. Ho letto e assistito a troppe fasi calcistiche in un modo da rifiutare ogni desiderio di apprezzarne i benefici. In ogni caso lo spessore di un movimento calcistico che in questo caso è rappresentato da una Società, si vede anche quando si lascia. E’ bene farsi rimpiangere e non additati come chi ha portato al declino del maggior sport cittadino.

Gli auguri maggiori sono per la città che malgrado tutte le ristrutturazioni amministrative che le varie leggi e leggine e provvedimenti si stanno applicando, lotta per non soccombere. Certamente la sua posizione geografica rende difficile, nel contesto moderno, la sua collocazione. Ed è inutile ricordare le sue origini. Ne sappiamo abbastanza, però vorrei accennarlo ancora.

Nella foto della locandina si vede la piazza Valignani ovvero il Pozzo nei primi anni del 900’ com’era prima della ristrutturazione urbanistica. E’ rimasto solamente il palazzo Arcivescovile e la farmacia, se non sbaglio, c’è ancora. A sinistra il Palazzo Valignani fino a poco tempo fa sede della Banca D’Italia, trasferita insieme con altre strutture pubbliche, sempre con la scusa della ristrutturazione=eliminazione. Situata nel palazzo della Provincia, la Banca fu costruita nel periodo 1916-18.

Lungo il percorso verso il largo della Trinità si mise mano alla demolizione di diverse case in Largo G.B.Vico  che prese anche il nome di largo dell’Economia per il Palazzo Economia ivi costruito.

La Chiesa attuale di San Domenico si chiamava Chiesa delle Scuole Pie.

 

Era l’epoca che la città si stava dando per diventare più importante e strategica, quindi era necessario un intervento per renderla degna di quanto doveva svolgere. Allora.

Il mio augurio è quello di difendere tutti i valori che la storia ci ha permesso di avere, malgrado i tempi o gli uomini cercano di cambiare situazioni che sono impresse nella gente.

Poi tutto diverso e ora con una nuova fontana nel mezzo del Pozzo, nel Centro della città, ma di questo parliamo dopo.

 

Ci stanno portando via quasi tutto.Ma allora porteranno via anche le nostre famose porte di ingresso alla città munite di archi famosi? Sono ancora là. Meno male. Sono ironico. Noi le conosciamo come Porta Napoli e Porta Pescara (già largo S. Lucia) e poi Porta S. Anna e Porta S. Andrea le cui Porte con archi sono scomparsi nel tempo.

Fin dal 1973 quando Chieti era sotto il Regno di Napoli, la città era sempre sul Colle, circondata dai muri perimetrali ovvero cinte daziarie. Questo è da un bozzetto (con dicitura CHIETI) di un disegnatore che ha riprodotto la città, dove è munita di varie porte che sono i punti di riferimento e di forza della città, come sentinelle di guardia. Mio padre, poeta dialettale, in una poesia aveva descritto questi personaggi: “attorne a Chiete ce stave le galette, le guardie notte e jorne facèvene servizie, a le Barriere se paghè le bullette……. ’Nghe na divisa pumpose javene vistite: nu fregie, li bittune e càveze strisciate…na sciabela longhe, tutte arruzzinite e ‘nghe la tromba ‘mmane, èrene beate

Però le guardie c’erano eccome…

 

Quali edifici all’epoca esistevano. Sono tutti religiosi dal Duomo, alle chiese di S. Francesco, S. Chiara, S. Antonio, S. Andrea e ai complessi così definiti: Gesuiti, Scolopie, Capuccini, Celestini, Gesuiti e Dominicani.

Vi erano altre Porte,ora scomparse,come S. Caterina, S. Maria, della Becciaia, Zunica, mentre Porta Pescara e Porta Napoli sono lì a indicarci il confine della città.

Verrà il momento che tenteranno di toglierci tutto e financo le due Porte rimaste ed allora sarà l’inizio della maggiore decadenza nell’oblio del tempo. Sarà dura farle scomparire, le porte simbolo che possono resistere o meno al tempo. Lo so che sto esagerando  e questo paragone mi sembra improprio, però! Ci sono vari sistemi di distruggere e la parola ristrutturare va bene per opere murarie e forse tecnologiche ma per rendere la cosa inoffensiva e farla scomparire si sa come fare. Poi i fautori saranno premiati ed osannati come salvatori di opere che non sono più dell’interesse generale. Queste le diciture generali.

Auguro ai miei cari teatini le migliori fortune. Pensando al Pozzo, forse storcerò la bocca per la nuova fontana ma io sono dell’altra generazione. Però attenzione agli umori della cittadinanza ed anche dei suoi amministratori, perché nel 1908 la fontana che stava a piazza S.Giustino fu tolta e poco dopo rimessa. Ma nel 1930 fu di nuovo tolta e trasferita alla Villa Comunale, perché ritenuta, allora, abbastanza inutile. Mi auguro comunque che questa non sia ritenuta tale.

Saluti ed Auguri a tutti.

 

La foto in locandina tratta da una vecchia cartolina

Scritto da  Licio Esposito il 30 dicembre 2014


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