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A LANCIANO, QUEL GIORNO DI MEZZA ESTATE

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La telefonata arrivò nel mezzo dell'estate:"La settimana prossima vengo a Lanciano; devo fare un corso di ginnastica e di fitness. Perchè non mi raggiungi? Ho visto che sono solo una quarantina di chilometri da Chieti. Dai!! Così stiamo un po' insieme!! Non ci vediamo da un pezzo!!"

"Certo" risposi contento, "che problema c'è?!"

Rivedere mia sorella era sempre una gioia, e poterla rivedere dopo tutti quei mesi di lontananza, era ancor più emozionante.

'Che problema c'è?' le avevo detto, sicuro e tranquillo.

Ed invece un problema poteva esserci, e me lo fece subito notare la mia fidanzata non appena le diedi la bella notizia:"Non sarà pericoloso?"  Sì, poteva esserlo.

Un teatino che si reca a Lanciano non corre ovviamente alcun pericolo, come, viceversa, non lo corre un lancianese che viene a Chieti.  Non siamo mica nel Far West?

Un tifoso di calcio teatino, invece, qualche rischio può correrlo se va in quel di Lanciano ed ha la cattiva idea di proclamare e magari strombazzare in maniera provocatoria la sua fede neroverde.

Così come lo corre l'avventuroso rossonero  che lascia trasparire in modo esagerato la sua passione frentana qua sul colle. Sì sa, quando ci sono di mezzo il calcio, la vicinanza geografica, la rivalità, è meglio essere prudenti.

Io, inoltre, essendo un giocatore del Chieti, ero ancor più a rischio.

In quel periodo, poi, e parlo dell'anno 1986, il contrasto e la concorrenza calcistica tra Chieti e Lanciano era a livelli di guardia.  Quasi come con la vicina Pescara, che, per un teatino, rimane il massimo della rivalità e dell'antagonismo.

"Che ha fatto il Pescara? Che ha fatto il Lanciano?"

Sono le prime domande che il tifoso teatino si pone all'uscita dallo stadio, quando, dopo essere andato in archivio il match della propria squadra, c'è il bisogno urgente di sapere che cosa abbiano fatto le 'eterne rivali', sperando ovviamente in una loro sconfitta.

Quell'anno, poi, la concorrenza con il Lanciano era stata esasperata da un campionato lottato fino all'ultimo, con confronti, polemiche e discussioni terminate, purtroppo per noi, nella clamorosa sconfitta di Latina, in quel dannato spareggio che spalancò ai lancianesi le porte del professionismo e costrinse noi neroverdi ad un altro anno di purgatorio nei dilettanti.

No, non credevo che fosse pericoloso recarsi a Lanciano; in fondo mi ero sempre comportato bene, sportivamente e senza eccessi. E poi avevano vinto! Quindi erano sazi e contenti.

E poi, pensavo ancora, impegnati a festeggiare e a godersi l'insperata vittoria, neanche mi riconosceranno!

Così, quel giorno di mezza estate, io e la mia fidanzata raggiungemmo mia sorella in quel di Lanciano.   Dopo la solita, smisurata, dose di saluti, baci e abbracci, decidemmo di fare una passeggiata in centro.

E già lì, nelle viuzze affaccendate dello shopping lancianese, captai qualche occhiata furtiva, qualche sguardo obliquo, qualche sbirciata torva.

Non mi preoccupai troppo; e non dissi niente alle mie due 'donne'.

Ad un certo punto, camminando e parlando, giungemmo all'ingresso di un parco.

Le donne discorrevano serene e tranquille; non sentirono il brusìo e lo stropiccìo che, dietro di noi, neanche troppo lontano da noi, si faceva sempre più forte, sempre più insistente.

Poi qualche piccolo coro, qualche frase lanciata per aria, qualche slogan appena accennato.

Io avevo capito – ahimè - ma non dissi niente.

E neanche mi voltai, verso quella massa che, lo sentivo, ormai ci stava incalzando e braccando.

Non volevo provocarli, non volevo stuzzicarli. Mi avvicinai a mia sorella e alla mia ragazza, presi le loro mani e, tutti e tre insieme, continuammo a camminare.

Nel verde, nelle aiuole, nei prati, come se niente fosse.

Le donne captarono la mia tensione:”Che c'è?” dissero quasi all'unisono.Io non risposi.Strinsi forte le loro mani e continuai a camminare.

Loro capirono.E fecero per voltarsi.

Le bloccai:”Continuate a camminare, tranquille e serene....non succederà niente!”Già, cos'altro potevamo fare?

Correre? Scappare? Litigare? Menare? Trattare? Strillare? Discutere?

No, per il momento potevamo solo far finta di niente e sperare che non avessero cattive intenzioni.

Ma, dietro di noi, il clamore si era fatto più evidente, i cori sempre più insistenti, gli strilli sempre più sguaiati.La gazzarra stava montando piano piano.

Non sapevo quanta gente stesse sguazzando alle nostre spalle, ma, dal brusìo, sembravano parecchi. Non ci toccheranno, pensai; probabilmente vogliono solo sfotterci un po', intimidirci, magari insultarci.Ma non ne ero troppo convinto.

Poi, l'ultimo sentiero finì, e la nostra passeggiata sdrammatizzante, si concluse di fronte ad un muro di recinzione.

Eravamo in trappola.

Adesso dovevamo per forza voltarci e guardare il pericolo direttamente negli occhi, senza sotterfugi, senza trucchi.Ci voltammo lentamente, molto lentamente, quasi che ogni movimento brusco, ogni azione improvvisa potesse scatenarli.Ma si scatenarono lo stesso.

Un'ondata di strilli, di urla, di grida, di parolacce, di provocazioni ci colpì, come un enorme schiaffo sonoro, scaraventato sulle nostre facce, sulle nostre orecchie,sui nostri corpi.

Ci bloccammo, lì, tra il muro di cemento ed il muro di invettive, più sorpresi che impauriti, più sbalorditi che spaventati.

Erano una cinquantina, forse sessanta, grandi e piccoli, giovani e adulti, tutti esaltati ed infervorati nei loro chiassosi oltraggi verbali.

Bandiere, cappelli e maglie facevano da contorno rossonero alle loro parole, ai loro schiamazzi.

Più che un parco sembrava la curva di uno stadio!

“Ma adesso che fanno?” sussurrò mia sorella, “Ti picchiano?”“No” le dissi.“Non credo” aggiunsi subito dopo.

Poi, come d'incanto, si placarono. Non saprei dire perchè, ma, all'improvviso, tutti quei cori offensivi cessarono. Noi ne approfittammo per muoverci.

Verso di loro, perchè, volenti o nolenti, era da lì che dovevamo passare, era in mezzo a loro che dovevamo transitare.

Strinsi forte le mani delle mie donne e mi incamminai, verso il muro umano.

La mia bocca era chiusa, serrata; la mia faccia era spenta, vuota, neutrale.

Avevo scelto la strada della calma, del distacco e dell'indifferenza, come se tutto quel marasma non mi avesse toccato o turbato.

Ci avvicinammo piano ai tifosi e loro, lentamente, si aprirono, allargarono le loro fila per lasciarci passare.

Quel varco invitante, quello spiraglio ammaliante, sembrava un segno di calma, di tregua, di pace.

Invece, non appena entrammo in quella specie di imbuto umano, i cori ripresero, più forti di prima, più eccitati di prima.

Così vicini, i tifosi del Lanciano, così attaccati a noi, così appiccicati a noi, che dava fastidio più il tono ed il volume delle urla che il loro contenuto.

Le ingiurie e gli insulti facevano male, ma erano più sfottò da stadio, irrisioni da curva sud che offese vere e proprie; e, in fin dei conti, una parola sguaiata non è un pugno, e nemmeno uno schiaffo, e nemmeno uno sputo, un calcio o una gomitata.

Li sopportammo bene e tirammo avanti.Lentamente.Molto lentamente.

Uscimmo dal parco; le mani ancora strette, serrate, sudate; i passi lenti, cauti, circospetti; le idee ancora incerte, confuse, annebbiate.

Mi voltai piano, sbirciai indietro, l'occhio che frugava, lo sguardo che controllava.

"Forse ce l'abbiamo fatta" azzardai a dire, "non ci seguono più"! Raggiungemmo la macchina.

Ci sedemmo, ci rilassammo e buttammo fuori l'aria, come si fa dopo un'immersione, come si fa dopo un pericolo scampato.

Ma, il tempo di buttare un'occhiata veloce nello specchietto laterale, e il cuore tornò ad impennarsi , l'adrenalina a stantuffare veloce e turbolenta.

Erano di nuovo lì, a circa una ventina di metri dalla mia automobile.

Stavo per mettere in moto, quando dalla massa uscì un ragazzo e, con passo lento e sicuro, si mosse verso di noi.

Potevo mettere la marcia e fuggire, potevo innescare la prima e sgommare. Forse ce l'avrei fatta.Forse.

Invece rimasi fermo, lì, la macchina in moto, il motore fioco, il cambio che largheggiava nella folle.

Il ragazzo si avvicinò; mi fece cenno di abbassare il finestrino.

Poi, fissando gli occhi dentro ai miei, parlò. "A Chieti" disse "t'avrebbero linciato! Qui nessuno t'ha toccato!"  E se ne andò, calmo e deciso, così com'era arrivato.

Nei giorni e negli anni successivi spesso mi sono scervellato su quella giornata così intensa e difficile.

Ma non sono riuscito a capire perchè mi ero salvato, perchè dovevo essere picchiato, perchè non lo sono stato, perchè in certi posti m'avrebbero menato ed in altri no, e così via, ponendomi decine di quesiti e di interrogativi ai quali, poi, non riuscii a dare una risposta o una spiegazione.

Nel calcio, si sa, i tifosi spesso obbediscono a codici, manie, abitudini non facili da decifrare, e, di conseguenza, i loro comportamenti risultano spesso illogici o irrazionali.

E se il tifoso facinoroso è già difficile da decifrare e da catalogare all'interno di uno stadio, figuriamoci se poteva essere compreso e svelato in quel giardino frentano!

Allora meglio, forse, pensare che la mia pellaccia si sia salvata, non per le strane consuetudini dei tifosi, ma per la presenza e la vicinanza delle mie due donne.

In fondo, anche il tifoso più sfegatato, anche quello più violento o scalmanato, ha pur sempre un occhio di riguardo, nonchè un po' di rispetto, per il gentil sesso.

 

CHIETI  e LANCIANO, sempre rivali?

Carissimo sig. Fabio,

Il suo aneddoto rispecchia fedelmente tutti gli ampi commenti e riflessioni  che sono stati fonti di discussioni appassionate sportive e non e che risalgono fin dai tempi passati. Quello che lei descrive  ricalca  di molto il pensiero di molti residenti e ognuno cerca di darsi una risposta  sui contrasti sportivi ed extracalcistiche tra Chieti e qualche città d’Abruzzo e in prima fila  Pescara e Lanciano. Io vecchio teatino cercherò di dare una risposta che potrebbe essere anche una non risposta ma è un tentativo di trovare qualche spiegazione  per allacciare  fatti dell’epoca con quelli  dopo l’Era Nucleare.

Si deve andare indietro di Secoli per trovare le nostre discendenze  che si possono condensare negli studi fatti per cercare di dare un attestato di ricordo storico  per risalire poi  alle lotte  tra i popoli di allora?   Io penso che le lotte per difendere una maglia sportiva  vengono da molto lontano e possano dipendere anche dalle varie appartenenze politiche e territoriali. Ma le cose non vanno confuse ma separate, invece si cerca  un qualsiasi appiglio per delle intemperanze che non riguardano una certa cultura. Sto cercando di dare una spiegazione a fenomeni che sono mondiali e finora nessuno riesce a spiegarsi,  perché? Però le cose avvengono tuttora e ci trova tutti coinvolti.

La  Teate del primo millennio A.C.,con la sua storia leggendaria di Achille figlio della dea Teti e della sua fondazione, è sempre viva. La sua importanza  nell’arco dei secoli  nell’Abruzzo non può essere disconosciuta e gli storici già l’hanno collocata. La creazione come capoluogo  dell’Abruzzo Citeriore con i tre distretti di Chieti,Lanciano, Vasto l’hanno reso abbastanza importante  sin dal 1273 al 1860, quando fu annesso al Regno di Sardegna. Ma cosa c’entra le vestigia antiche con lo sport? Nello sport c’è sempre qualcosa di rivalsa in confronto di situazioni territoriali  che possono intaccare popoli e comunità e non trovano sfogo che nelle tenzoni, tornei e magari, nel nostro calcio, come nel nostro caso. Delle volte mi spiego questi atteggiamenti che ci portiamo appresso nei tempi.La città ha rappresentato  con i suoi palazzi nobiliari, la presenza di una classe dirigente che è rimasta nel tempo e che gli eventi successivi hanno fatto quasi scomparire. Ma i casati rimangono come i loro emblemi che scrivono l’appartenenza della città  a ciò che allora  gli eventi gli assegnavano.

Con Lanciano nel contemporaneo, sono affiorati alcuni episodi nel dopo guerra, quando i nostri politici  inventarono  la cosidetta “na guerre n’famije”,  dalla poesia di un nostro poeta dialettale che diceva fra l’altro “fine a mo’ ch’eravame arèunite,nen’ tante le cose jeve bbone, figurèèmece dopo d’avé bbone, ca da essere: na revuluzione!” La questione fu nell’anno 1948-49  per l’attribuzione del capoluogo di Regione e il contrasto Chieti-Lanciano per il capoluogo di provincia. Ricordo bene che in quel periodo ci fu una commissione in città che doveva valutare se la città aveva i requisiti per mantenere il capoluogo. La città veramente già negli anni di guerra era stata in grado di provvedere  a delle emergenze ed esigenze per ricevere migliaia di profughi provenienti dalla provincia a ridosso del fronte abruzzese, distante pochi chilometri in linea d’aria.

Comunque questo attrito ad alta tensione in quegli anni si assopì e non se ne fece nulla. Questa cosa mi preoccupò non poco, perché in quegli anni avevo avuto a che fare con molti compagni di scuola studenti frentani e non trapelò nulla di attrito tra di noi. Forse si era troppo giovani oppure quella è l’età in cui si cominciano a capire molte cose. Questo è valso anche con gli altri compagni pescaresi e delle altre parti della provincia. Penso che la scuola, nel mio caso, abbia portato alla formazione di unità abruzzesi culturali superando molti difetti insiti nell’ambiente che ci si portava appresso.

Vicerversa quando mi trovai, nei successivi anni, a frequentare la città di Lanciano per ragioni di lavoro, mi accorsi che la questione della provincia non era stata dimenticata e che ci si ritrovava nella passione calcistica delle rispettive squadre di calcio.

In quell’anno (1950-51) nel campionato Promozione Interregionale  nell’andata  all’8^Gior. CHIETI-LANCIANO  1-2 reti: Di Giusto (C), Starcic (L),Morbioli (L).  Formazione CHIETI: Menozzi, Di Luzio, Pinti, Frati, Micolucci, Pollastri, Del Bianco, Di Giusto, Leone, Laurencich,Esposito. I teatini si lasciarono rimontare nella ripresa dai frentani che segnarono il gol della vittoria a pochi minuti dal termine della partita.Questa vittoria suscitò molto entusiasmo a Lanciano.

Nel ritorno sempre all’ 8^Rit.  LANCIANO-CHIETI 1-2 reti:  Esposito (C), Baldi (L), Esposito (C).  I neroverdi teatini riscattarono la sconfitta all’andata vincendo con l’identico punteggio.  In classifica il Chieti vinse piazzandosi al 1° posto ed il Lanciano al 15° posto retrocesse in I^ divisione.

Questo è quello che ho scritto nella mia storia del calcio e sul campo, mi dissero, dell’animosità sul campo da entrambe le parti e con festeggiamenti alternati, infatti ognuno vinse fuori casa.

Le lotte calcistiche mi riportava alla lotta dei Comuni  oppure guelfi e ghibellini, qual’ è la differenza? Quando leggo ciò che mi ha scritto tra Chieti e Lanciano penso: ma proprio non avevano niente a cui pensare, quando i problemi erano moltissimi ma non di questa storia contemporanea ma è la vita stessa che ci porta ad andare avanti.

 

Certamente non siamo capoluogo dell’Abruzzo Citeriore, lo siamo stati in altra epoca adesso il post Nucleare ci colloca forse  in una posizione secondaria e subalterna ma queste trasformazioni dovrebbero riguardare anche tutte le altre località, a prescindere dalle situazioni calcistiche dei nostri vicini.

Le invio alcune schede di giocatori che hanno partecipato allo spareggio 1985-86, Lanciano-CHIETI:

DI CARLO MASSIMO, (30-12-1967,portiere),  Fermana,1983-1984, Interregionale.  Fermana, 1984-85(34p,-33r), Serie C2/C.   Chieti Calcio,1985-86(36p), Interregionale-Gir/H).     Chieti Calcio, 1986-87(34p), Interregionale-Gir/H)(24pre).

MARANGI DOMENICO(Mimmo), attaccante. Martina Franca, 1980-81 Serie C2/D.    Martina Franca, 1981-82 Serie C2/D.   Gioventù Brindisi, 1982-83, Serie C2.     F.Andria, 1983-84, Serie C2/C      F.Andria, 1984-85, Serie C2/C      Chieti, 1985-86, Interreg/H (32p, 7r).  Marsala, 1988-89, Serie C2/C      Marsala, 1989-90, Serie C2/C

DI RENZO NICOLINO, ala(10-2-1962). Montecatini, Serie C2/C,1981-82 (25p,4r).   Banco Roma, Serie C2/D,1982-83(29p,2r).   Chieti, Interreg.H, 1984-85.   Chieti, Interreg.H, 1985-86    Chieti, Interreg.H, 1986-87(22p,2r).      Chieti, Serie C2/C, 1987-88.     Faenza, Interregionale 1988-89.

CANZANESE ALFREDO, ala- centravanti(8-11-1955-GIULIANOVA-TE).  GIULIANOVA,1976-77(26p,2r),SerieC/B. Riccione,1977-78, SerieC/B (38p,11r). FRANCAVILLA,1978-79(29p,13r), SerieC2/C     FRANCAVILLA, 1979-80(33p,9r), SerieC2/C.    Cavese,1980-81(31p,10r), Serie C1/B.     Campobasso,1980-81,1981-82(28p,5r),Serie C1/B.   Alessandria,82-83(22p,6r)-Serie C2/A.     TERAMO,1983-84(28p,9r), 84-85(19p,2r), Serie C2/C.Giocherà: Chieti,1985-86, Interr/H) PINETO, 1986-87, Interr/H,

CITTADINO GIUSEPPE, stopper (8-2-1960,S.Pietro Apostolo-CZ),

Catanzaro Primavera, 1979-80, Serie A.    Montevarchi,1980-81 (4p), Serie C2/C.  SRL Chieti (1981-82-Serie C2/B(34p).    PESCARA, 1982-83 (1p), Serie C1/A.   Chieti, 1983-84-Interregionale/L (10p,1r), (1985-86, Interregionale -Gir/H (35p).

 

Cordialmente.

Licio

(scritto da Licio  Esposito il 12 maggio 2014)


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